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VILLA ADRIANA. LE IMMENSE GALLERIE DEL GRANDE TRAPEZIO.

Nel Cinquecento il Grande Trapezio venne identificato con gli «Inferi» di Villa Adriana di cui parlava l’Historia Augusta, e accese la fantasia degli studiosi, come Giuseppe de’ Bardi che nell'Ottocento lo descrisse «pieno di bocche infernali, che ad altrui piacimento gittavano fuoco». Lì naturalmente «viveva Cerbero, che a suo talento faceva rimbombar l’Inferno».

Adriano soggiornò poche volte e per breve tempo a Villa Adriana, perché era impegnato a viaggiare per tutto l'impero e negli ultimi tempi essendo malato rimase a Baia dove morì nel 138 d.C.
Ma anche quando l'imperatore non era presente Villa Adriana era in funzione e piena di vita. 

Vi risiedeva in permanenza una Corte che viveva nel lusso degli edifici nobili riccamente decorati, e poi vi erano funzionari, liberti e pretoriani che abitavano in edifici secondari di un certo pregio.
E naturalmente vi erano centinaia di schiavi al loro servizio che erano alloggiati in edifici molto più modesti, come le Cento Camerelle o le Sostruzioni del Pretorio.

Alcuni erano addetti al semplice servizio (come cucine e pulizia), altri invece venivano impegnati in lavori molto pesanti, e realizzarono una delle più straordinarie strutture di Villa Adriana: il Grande Trapezio.
Sono quattro immense gallerie sotterranee lunghe in totale quasi 900 metri, alte e larghe 6 metri. Sono state scavate a mano dentro il banco di tufo: sulle pareti si vedono ancora i segni di milioni di picconate date dagli schiavi che le realizzarono. Il tufo da loro estratto, circa trentamila metri cubi, venne utilizzato come materiale da costruzione per la Villa, per fare i cubilia e i mattoncini di tufo che si vedono nelle pareti degli edifici.

Il Grande Trapezio non è mai stato aperto al pubblico ed in parte è in proprietà privata. Nelle volte delle gallerie si aprono 79 grandi oculi per l'illuminazione, di due metri di diametro. Mappando gli oculi dall’esterno (perché sono coperti da rovi) fin dal Seicento è stato possibile ricostruire il percorso delle gallerie senza scendere al loro interno, come fece Francesco Contini che per primo lo disegnò nella sua pianta generale della Villa del 1668.

grande trapezio pianta italiana 2502.png
All'interno delle quattro grandi gallerie potevano transitare due carri nei due sensi di marcia. Ad esse erano collegate altre gallerie secondarie più strette, dove passava un solo carro, dalle quali si diramava una rete di corridoi pedonali che raggiungevano i vari edifici della Villa.

Ad esempio abbiamo esplorato un lungo corridoio sotterraneo pedonale che parte da Roccabruna e raggiunge l'Accademia passando all'interno del muro di contenimento della Spianata dell'Accademia.
Abbiamo ricostruito il suo tracciato e scoperto che da lì tre gallerie carrabili più piccole collegavano Accademia, Mimizia e Odeon proprio con il Grande Trapezio.

Il Grande Trapezio era una vera e propria ‘metropolitana’ sotterranea, una soluzione di straordinaria modernità che nascondeva alla vista e all’udito l’incessante traffico dei carri che portavano gli approvvigionamenti alla Villa: cibo, vino, olio per le lucerne, suppellettili varie, incluso il legname che serviva per il riscaldamento degli impianti termali.
Era un sistema analogo a quello delle moderne navi da crociera, dove accanto ai quartieri lussuosi destinati ai passeggeri esiste una rete di percorsi di servizio nascosti e paralleli.

Rif. Bibliografico
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